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I consigli del primo centro anti-stalking italiano: «Non rispondete al molestatore»

Persecuzione. La traduzione della parola inglese stalking chiarisce meglio il concetto. Disvela, seccamente, quello che c’è dietro. Le telefonate continue, gli sms. O il cyberstalking delle mail e di Facebook. E ancora: i pedinamenti, gli appostamenti sotto casa. I fiori sul parabrezza della macchina, i regali indesiderati. Le minacce. L’anticamera di violenze fisiche ben peggiori.

C’è un posto, a Roma, che sulla lotta allo stalking è arrivato prima del decreto legge governativo appena varato. Raccontarlo, a ridosso dell’8 marzo, significa ricordare che qualcosa di buono da festeggiare davvero c’è. Anche nella Roma di Alemanno, tra un concerto stonato di Califano alla Caffarella, le ronde, i corsi di difesa personale. È nascosto tra i palazzi bassi del Trullo, una borgata da anni in cerca del suo riscatto. Incastrato in un angolo di via Monti delle Capre, dietro a un’edicola, tra una palestra e una biblioteca.

Si chiama ASTRA: Anti Stalking Risk Assestment. Uno sportello antistalking che non ha eguali in Italia, inaugurato un anno e mezzo fa dall’associazione Differenza Donna e ospitato in una stanza del centro «Maree», uno dei presidi cittadini di accoglienza alle donne in difficoltà. A gestire questa struttura, finanziata dalla Provincia di Roma, in coordinamento con Solidea, è Anna Costanza Baldry, psicologa e criminologa 38enne, filiforme e dall’accento toscano, nota alle cronache più recenti per aver collaborato con la Squadra mobile nella risoluzione delle indagini dello stupro di capodanno. Divisa tra appuntamenti, telefonate, e-mail e lezioni all’università, arriva al centro a metà mattina.

Davanti alla porta della sua stanza, tra giornali da sfogliare e una grande immagine di Frida Kahlo sul muro, una donna è già in fila per un colloquio. Nel 2008, si sono presentate qui 75 persone. Quasi tutte donne, età media 37 anni. «Al nostro sportello si arriva in tre modi: spontaneamente, su segnalazione dei centri antiviolenza o su iniziativa delle forze dell’ordine», spiega Anna Baldry.

«Funzioniamo con la logica di un pronto soccorso. Raccogliamo la storia individuale e facciamo una valutazione del rischio, distinguendo tra casi gestibili e comportamenti pericolosi, che preludono a violenze più gravi». Baldry spiega che lo scopo del servizio non è la semplice assistenza psicologica, ma la risoluzione del problema.

«Nei casi in cui è possibile, convochiamo l’autore delle molestie, cerchiamo di parlarci, dissuaderlo. Spesso cerchiamo il suo punto di vulnerabilità. Lo convinciamo a non rovinarsi una posizione di lavoro, una reputazione», aggiunge. «Non sempre, però, è possibile. Allora cerchiamo di indirizzare i comportamenti della vittima». Un consiglio pratico, su tutti? «Non dare mai messaggi ambigui. Interrompere subito la comunicazione con lo stalker, senza rispondere alle telefonate, agli sms e alle mail».

[fonte: unita.it]

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